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Alta Via Stage Race: l'impresa di Stefano tra i monti liguri

Alta Via Stage Race: l’impresa di Stefano tra i monti liguri

Alta Via Stage Race, se non l’avete mai sentita basterà fare una veloce ricerca per trovarla associata a “Only the brave” oppure “la bellezza della fatica” e prima che anche il più piccolo dubbio che sia esagerato rispetto ad altre competizioni possa raggiungervi leggerete: sette giorni, un prologo, sei tappe, 400 chilometri e 15.000 metri di dislivello! Non ci sono errori e non è cicloturismo estremo, è una gara!

L’Alta Via Stage Race percorre l’affascinante tracciato dell’Alta Via dei Monti Liguri, tra la provincia di Genova e quella di Imperia, fino al confine con la Francia. Non si tratta solo di una gara a tappe, ma di una competizione di MTB di alto livello, un’esperienza sportiva profondamente legata al territorio. Dall’11 al 17 giugno le tappe previste hanno permesso ai ciclisti coraggiosi di girare la Liguria di ponente, il paradiso della mountain bike di Finale Ligure, salite intense, discese impegnative e una varietà di fondi che sorprende. Ogni tappa prevede due o più prove cronometrate su tratti in fuoristrada che aiutano a determinare la classifica e alcuni trasferimenti su strada asfaltata. Il percorso di gara non è segnalato e per orientarsi i concorrenti hanno a disposizione le tracce GPX per pedalare attraverso boschi, strade bianche, antichi borghi, crinali di montagna che aprono alla vista dall’arco alpino fino al mare, la costa e tutto quello che il territorio ligure ha da offrire. Tra una tappa e l’altra i corridori dormono nel villaggio allestito dall’organizzazione e vengono accolti dalle associazioni locali con i piatti tipici della tradizione e il folklore ligure.

Nella griglia di partenza di questa ottava edizione, tra i venti coraggiosi partecipanti, c’erano anche i nostri colori grazie alla grande impresa di Stefano Ricchetti.

Abbiamo chiesto a Stefano di raccontarci la sua esperienza.

Stefano davvero complimenti perché hai visto posti bellissimi in bicicletta e ti porti a casa una vittoria personale su un’impresa che davvero non é da tutti. Ma come ci si organizza per una gara cosí lunga, in termini di materiali, alimentazione e preparazione.

Gli allenamenti sono cominciati a fine gennaio, un po’ in ritardo. Inizialmente quattro allenamenti a settimana, il lungo il sabato o la domenica, un’uscita infrasettimanale dopo il lavoro facendo ripetute e due allenamenti in casa facendo esercizi tipo squat, balzi, addominali, pettorali etc etc. Negli allenamenti del fine settimana più che la lunghezza in chilometri guardavo il dislivello, sapevo che sarebbero stati 2.000 metri circa in media ed ho cominciato facendo 1.500 metri a febbraio, 2.000 a marzo e 2.500 ad aprile e maggio. Ad aprile e maggio ho cominciato poi a fare uscite sia il sabato che la domenica.

Per la gara puoi portare con te due borse, una per i vestiti materassino e sacco a pelo e una per pezzi di ricambio per la bici, che vengono portati da una tappa all’altra dall’organizzazione. Avevo una sacca con gel barrette e sali minerali. In gara alternavo un gel e una barretta ogni ora, comunque sono presenti almeno 2/3 ristori dove c’è sia da bere che da mangiare.

È una gara lunga, con tante ore, giorni, chilometri per stare da solo. Come hai superato i momenti difficili, se ci sono stati?

Momenti veramente difficili per fortuna non ne ho avuti, la tappa più lunga, quella da 3.500 di dislivello l’ho fatta tutta insieme a un ragazzo che aveva più o meno il mio passo, ci eravamo messi d’accordo la sera prima, sapevamo che sarebbe stata dura e l’importante era arrivare in fondo. Ci abbiamo messo dieci ore e mezzo e almeno tre ore le abbiamo passate o con la bici in spalla o spingendo su per salite piene di fango. All’arrivo mi ha ringraziato perché ha detto che se fosse stato da solo avrebbe mollato.

Quale è stata la parte più difficile della gara e come hai affrontato la fatica crescente nei giorni?

Nei primi 3 giorni ho cercato di tenere il passo di quello che poi è arrivato quindicesimo, ed è stato veramente stressante, tecnicamente eravamo simili, lui un po’ meglio con l’asciutto io un po’ meglio sul bagnato, anche in salita più o meno avevamo lo stesso passo. Il quarto giorno l’ho dovuto mollare anche perché è stato il giorno che ho scoperto di avere un cuscinetto della ruota libera rovinato, ho preferito andare con calma fino in fondo alla tappa. E qui devo veramente ringraziare il meccanico che avevamo al seguito che mi ha portato fino a Finale Ligure in un negozio dove mi hanno prestato un cerchio. Se non fosse stato per loro probabilmente non sarei arrivato in fondo.

L’ultima tappa è quella dove sono andato meglio, ho fatto il tredicesimo tempo. Siamo partiti in venti e uno si è ritirato dopo due giorni. Dovevo cercare di recuperare venti minuti ad Andrea Dafarra che era davanti a me in classifica. Lui va decisamente meglio nelle discese tecniche, ma è più lento in salita. Era la tappa ideale, due salite da sette chilometri e due discese su strade bianche, poi una salita con anche del portage e un single track finale di cinque km, non troppo tecnico. La partenza si fa in ordine inverso rispetto alla classifica, perciò io che ero 17° partivo per terzo. Ho cominciato a tirare fin da subito e dopo pochi chilometri ho superato i due partiti prima di me, ho continuato a spingere su tutte le salite, in fondo era l’ultima tappa e potevo dare tutto senza aver paura di essere scoppiato il giorno dopo. Sono riuscito così a recuperare i venti minuti di ritardo che avevo. L’obiettivo era di arrivare in fondo, ma è pur sempre una gara e un po’ di competitività non guasta.

È un’esperienza impegnativa. Pensi che la rifarai?

SI! Ho già detto a chi organizza la gara che se il prossimo anno riescono a farla io sarò presente.

Il podio di questa ottava edizione della Alta Via Stage Race è stato tutto belga con Elias Van Hoeydonc in campo maschile e Gwen Voets per quello femminile. Stefano Ricchetti chiude in 16° posizione con un posto prenotato per l’edizione 2024.